stufa ad accumulo

La stufa cucina con forno

 

La “stufa cucina”, insieme al “camino aperto”, è tradizionalmente la modalità di riscaldamento a legna più diffusa e richiesta in Italia.

E’ conosciuta con vari nomi, e diverse modalità tecniche di costruzione l’hanno resa più versatile, come ad esempio la “termocucina” (con scambiatore per l’uso d’acqua calda oppure a sostegno del riscaldamento centralizzato già presente all’interno della casa).

Nella sua evoluzione la “stufa cucina” ha un legame profondo con i riti occulti: era sotto la protezione della dea greca “Hestia”, e infatti in greco classico si usa la stessa parola per designare “l’altare” o il “piano di cucina”. Il fuoco è sempre stato un elemento sacro, e così il posto dove tenere il fuoco diventava naturalmente come un altare. Il fuoco è stato considerato come elemento di trasformazione. Nell’ambito della cucina rimane fino ad oggi, per chi apprezza cucinare sul fuoco a legna, il marchio inconfondibile per qualità di cibo, insieme al forno a legna. Guardando solo il piano fisico si presenta la trasformazione di certe sostanze, come ad esempio i “carboidrati” trasformati in “zuccheri”, che danno alla crosta del pane il tipico sapore aromatico e dolce.

Tecnicamente, il modello della prima stufa cucina, come la conosciamo oggi, era un piano in muratura alzato da terra (inizialmente solo appena sopra del pavimento, dopo più alto), dove si creava una zona definita per il fuoco. La destinazione si riferiva sempre principalmente al cucinare, meno per il riscaldare, anche se per forza in inverno si poteva approfittare del calore del fuoco, – in estate meno.

Mano a mano con lo sviluppo della modernità si è adattata la struttura della stufa al bisogno dell‘abitazione. Per far uscire il fumo da casa in modo più piacevole, si sono creati degli incavi nel piano dove tenere il fuoco sotto la pentola e una cappa di raccolta che portava fuori il fumo in modo controllato.

Nell’epoca della prima industrializzazione la “stufa cucina” era presente sia in campagna che in città. Per la sua massiccia presenza si sono create in Inghilterra le prime leggi sulla costruzione delle stufe con una combustione secondo certe norme, per evitare il forte inquinamento. Il modello della “stufa economica” che ancora oggi ritroviamo, corrisponde tendenzialmente a questa versione della meta del XVII secolo.

Oggi, 2018, duecentocinquant’anni dopo, la richiesta ecologia è ancora più necessaria ed urgente. Dal punto di vista dell’inquinamento, è proprio il tradizionale modo di sfruttare il calore della fiamma il più vicino possibile alla pentola oppure alla piastra, la principale causa di emissioni negative nell’ambiente. Il contatto della fiamma con la piastra interrompe la combustione dei gas della legna creando delle fuliggini (polveri sottili) e combinazioni chimiche come il “monossido di carbonio” ed altro.

La costruzione di una “stufa cucina” dovrebbe tenere conto soprattutto di questo aspetto e garantire alla combustione lo spazio necessario (ma non troppo) alla trasformazione del gas in fiamma senza disturbo. La temperatura all’apice della fiamma e a ridosso dei primi “movimenti” di gas, uscendo dalla combustione, è ancora di circa 700° – 900° C e sufficiente per poter un utilizzo in cucina.

Tra diverse altre soluzioni la costruzione con una combustione a “fiamma inversa” può essere un efficace versione, richiede però una particolare attenzione per quanto riguarda la scelta della legna (importante è l’asciugatura non il tipo di legna) e la gestione del fuoco (scelta di spessore della legna, regolazione dell’aria, … si riesce a guidare una combustione quasi perfetta).

La “stufa cucina” ha, secondo la richiesta, svariate modalità di realizzazione:

Una versione semplice con solamente da cucinare; in questo caso si potrebbe addirittura creare un isolamento termico intorno alla stufa per concentrare tutto il calore per l’efficienza del processo di cottura (sia sulla piastra che in forno).

 

La struttura in muratura può essere sfruttata per la sua capacità di accumulo creando dei corpi riscaldanti. Soprattutto in abitazioni, con superficie di circa massimo 100 mq, potrebbe diventare fonte di calore principale (oppure addirittura unica) per cucinare, scaldare e creare dell’acqua sanitaria.

 

La “versione classica” prevede un forno in materiale refrattario, che viene scaldato tramite il calore dei fumi in modo indiretto, che passano sulle pareti del forno garantendo una buona qualità di cottura.

Chi apprezza particolarmente la cucina al forno a legna potrebbe scegliere una camera di combustione, che si sviluppa in orizzontale invece che in verticale. La camera diventa più bassa e più lunga e si può creare uno spazio ideale per una cottura uguale a quella del forno a legna (la gestione è come del forno a legna dopo l’accensione del fuoco).

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